ABBIAMO VISTO “OXYGENE”, IL SURVIVAL MOVIE CLAUSTROFOBICO TUTTO INCENTRATO SU DI LEI, RINCHIUSA IN UNA CAPSULA CRIOGENICA PER CENTO MINUTI. UN’IMPRESA CHE SOLO LE ATTRICI CARISMATICHE POSSONO PERMETTERSI. MA DEL FILM NE PARLIAMO PIU’ AVANTI, PERCHE’ PRIMA ABBIAMO DECISO DI FARE UNA DICHIARAZIONE D’AMORE A MÉLANIE LAURENT, PARTENDO DA UNA NEWS, PROSEGUENDO CON TRE ANEDDOTI E FINENDO PER CEDERLE, REMISSIVI E COMPLICI, IL NOSTRO CUORE CINEFILO. NE FACCIA CIO’ CHE VUOLE.

News

Segnatevi la data: 17 settembre 2021. Esce su Amazon Prime “Le bal des folles”, il suo quinto lungometraggio di finzione da regista (nella sua filmografia non va però dimenticato il documentario ecologista “Domani”). Tratto dal romanzo di Victoria Mas, è un thriller in costume ambientato nella Parigi del XIX secolo, per la precisione nell’ospedale Salpetrière dove è stata rinchiusa Eugénie (Lou de Laàge,) giovane donna catalogata come pazza per la sua capacità di parlare con i defunti. E mentre è tutto pronto per il gran ballo dei pazienti folli – spettacolo annuale organizzato a beneficio della morbosa ed esibizionista élite parigina – la giovane Eugénie instaura un rapporto speciale con l’infermiera Geneviève (Mélanie Laurent) che proverà a farla evadere dalla clinica.

Aneddoto numero 1 – Il caso

In principio fu il caso. Mélanie accompagna un’amica sul set di “Asterix e Obelix contro Cesare”. Ha circa sedici anni ma Gerard Depardieu la nota, la scruta e la convince ad entrare nel mondo del cinema. Quante ne abbiamo sentite di queste storie zuccherose, al limite fra leggenda metropolitana e deliri da coma profondo? Beh, in questo caso sembra che sia successo per davvero. La genesi di una delle più luminose e poliedriche artiste del momento la dobbiamo a una visita casuale e all’intuito del più debordante degli attori francesi che le offre un ruolo nel suo film “Un pont entre deux rives”. A quei tempi l’adolescente Mélanie soffriva le pene del bullismo a scuola. Avrebbe scandagliato la materia scrivendo e dirigendo “Respire” nel 2014. Mentre le sue amicizie tossiche la torturavano, lei seminava un futuro da diva precoce e internazionale.

Aneddoto numero 2 – Lo script e la svolta

A proposito di vederci lungo. Quentin Tarantino la scrittura per il ruolo di Shosanna Dreyfus, la proiezionista ebrea, l’angelico braccio armato della Resistenza in “Bastardi senza gloria”. Mélanie non sa una parola d’inglese. Suo fratello Mathieu lo mastica a sufficienza e le traduce tutto il copione. Mélanie non sa che sta per accettare il ruolo spartiacque della sua carriera.

 

 Aneddoto numero 3 – Quentin, Mèlanie e il cinema

Per insegnarle la routine di gesti del proiezionista –  ma di quelli di una volta, che cambiavano i rulli durante la proiezione dei film in pellicola, Quentin applica un ‘metodo’ empirico da Actor’s studio personalizzato e chiede a Mélanie di proiettare film di kung fu e altri B Movies. Esame superato? Certo, ma per ottenere la lode, Mélanie è ‘costretta’ a proiettare “Le Iene” proprio nel teatro che sarà l’epicentro dell’incendiario finale di “Bastardi senza gloria”.

Le farfalle nello stomaco – Inizia una storia d’amore

Reduce dal successo tarantiniano, Mélanie rimane in piena giurisdizione americana ed entra nel cast di “Beginners” di Mike Mills accanto a Ewan McGregor e Christopher Plummer dando inizio a un legame ambizioso con il cinema statunitense. Nel 2013 divide la scena con Jake Gyllenhaal nel thriller “Enemy”. Nel 2015 recita in “By the Sea” di Angelina Jolie al fianco di Brad Pitt. Nel 2018 si cimenta da regista con uno dei generi più forti e iconici di Hollywood: il road movie. Parliamo di “Galveston” in cui Mélanie, sfoggiando la padronanza della veterana, sa intrecciare il crime e il noir seguendo la parabola di una coppia di antieroi: un criminale dal destino segnato e una prostituta in fuga. Dalla Louisiana al Texas. Non sembra il film di una donna parigina fino al midollo, nata e cresciuta a nord della capitale francese, nel 9° arrondissement, tra il teatro Olympia e le Folies Bergère. L’internazionalizzazione è completa.

Le farfalle nello stomaco – Inizia un’altra storia d’amore

In “Bastardi senza gloria”, Daniel Bruhl alias Fredrick Zoller entra in un caffè parigino per continuare il suo corteggiamento asfissiante a Shosanna e in questa inquadratura avviene il colpo di fulmine. Il nostro immaginario (cinefilo, erotico, romantico?) non sembra avere più dubbi sull’esistenza di qualche entità divina. Forse Dio è francese, ci chiediamo. Il cecchino nazista se ne innamora all’istante. Noi anche. Io, di sicuro. L’inquadratura è una nicchia perfetta estratta dalla galleria d’arte pop di Quentin Tarantino. L’acconciatura bionda sotto il cappello – quel cappello che ricorda tanto “Jules e Jim”, la postura rilassata mentre, seduta al tavolo, fuma una sigaretta e tiene tra le mani un libro dalla copertina colorata, stile pulp. Un bicchiere di vino sul tavolo. Tarantino toglie all’ensemble la patina vischiosa del cliché come solamente lui è in grado di fare e ferma il battito di chi guarda. Una scena appagante e autosufficiente, ma già feconda di altre storie. Nel finale del film sarebbe infatti arrivato un indimenticabile abito rosso. E di nuovo una sigaretta che avrebbe cambiato le sorti della guerra e della storia.

L’amor fou

Si può usare la logica per spiegare la passione ostinata e irragionevole? Forse sì, se ci si chiama André Breton. Io ci provo, ma intanto ascoltatevi una canzone e guardatevi un video. Perché Mélanie, oltre a esistere (e già sarebbe sufficiente), recitare, scrivere, dirigere e sorseggiare liquori in qualche bar sulla rive droite, ha anche inciso un disco nel 2011: “En t’attendant”.

Per capire questo amour fou nei confronti della Laurent, è necessario immaginarla come erede di un’essenza archetipica, in cui potresti imbatterti spulciando i versi delle poesie d’amore di Jacques Prevert, o ascoltando le canzoni del repertorio di Serge Gainsbourg. Passando al cinema, poi, come non vagheggiarne la presenza fantasmatica fra gli ‘amanti perduti’ e i ‘porti delle nebbie’ del realismo poetico degli anni 30 e 40 o nelle pellicole rivoluzionarie della Nouvelle Vague?

Ci chiediamo, infatti, cosa ne avrebbe fatto Francois Truffaut della sua malizia da femme fatale adolescente. In quale dei suoi deliziosi racconti delle quattro stagioni Rohmer avrebbe incastonato la sua sensualità scanzonata. E se Tarantino l’ha circoscritta dentro l’alone di una dark lady schierata contro il Male Assoluto, cosa avrebbe potuto invogliare e solleticare, una come Mélanie, nella mente cinica e dispettosa di Chabrol?

La logica non può spiegare quell’erotismo prepotente che un superfluo velo di disincanto non riesce di certo ad arginare. Calibrata su un assetto francese non dissimulabile, Mélanie sarà anche arrivata al cinema per caso, ma poi ha scelto di mettersi a fuoco puntando sull’eclettismo e sullo spessore internazionale.

Mélanie incarna una bellezza lampante ma schiva, da collocare dentro un prisma in cui si riflettono i molteplici sogni artistici di registi e fotografi che con lei riescono a immortalare la coincidenza magica e l’apparizione folgorante. Una bellezza fisica, intellettuale e culturale, che lega presente e passato.

E che scatena l’urgenza di scrivere una frase come quella con cui proprio Breton concluse il suo racconto autobiografico: “Je vous souhaite d’être follement aimée”. Ti auguro di essere follemente amata.

L’ALGORITMO UMANO CONSIGLIA

Oltre a “Bastardi senza gloria”, visibile su Netflix, Amazon e Tim Vision, e “Galveston” (Amazon) ecco altri 5 film per mettere sotto la lente di ingrandimento Mélanie Laurent.

OXYGENE (Netflix)

Una donna si risveglia in una capsula criogenica. L’ossigeno sta per finire e lei non ricorda nulla, nemmeno la propria identità. Il suo unico aiuto è il computer Milo tramite il quale cerca di ricostruire quanto è successo. Emergerà una verità clamorosa. One woman show di Mèlanie Laurent, sdraiata per tutta la durata del film e circondata da macchinari. Suspense robusta, thriller accettabile e una maxi-citazione di “2001: Odissea nello Spazio”

BEGINNERS (Rakuten/Chili/Tim Vision)

Un uomo di 70 anni rivela la sua omosessualità repressa al figlio, che reagisce rinchiudendosi nell’incertezza e nello sconforto. Una donna di origini francesi prova a tirarlo fuori dal cul-de-sac. Oscar a Christopher Plummer.

MIO FIGLIO (Amazon/Now Tv)

Un padre troppo impegnato sul lavoro e troppo assente in famiglia riceve la notizia che Mathys, suo figlio di 7 anni, è sparito. Spinto dalla disperazione e dal senso di colpa, l’uomo deve riprendere il controllo e ritrovare il bambino.

IL CONCERTO (Amazon)

Mélanie Laurent è il primo violino di un’orchestra che, sotto mentite spoglie, si presenta al théatre du Chàtelet di Parigi. Il loro direttore è Andrei Filipov, che per anni ha estasiato il pubblico del teatro Bolshoi di Mosca fino al licenziamento per insubordinazione contro il governo Breznev. Con l’inganno e un gruppo musicisti fuori allenamento cerca il riscatto dall’umiliazione.

ENEMY (Amazon)

Thriller sul tema del doppio con Jake Gyllenhaal, diretto da Denis Villeneuve. Un insegnante scopre in un film l’esistenza di un attore identico a lui. Il suo sosia vive persino nella stessa zona. La curiosità di entrare nella vita del suo gemello è comprensibile ma il professore finisce per farne un’ossessione.

Lascia un commento