MERCOLEDI’ ADDAMS HA FATTO DEL SUO INDEROGABILE CIPIGLIO SEVERO UN MARCHIO CHE LE HA REGALATO UN SUCCESSO STREPITOSO: VEDIAMO QUALI ALTRI PERSONAGGI HANNO RUBATO IL CUORE DEGLI SPETTATORI SENZA MAI LASCIARSI ANDARE A UN SORRISO, MANCO PER SBAGLIO

E fattela ‘na risata!’ è una tipica espressione romanesca che, data l’antipatica petulanza del suo porsi alla persona che non si sta divertendo, invariabilmente manca di ottenere quello che suggerisce. Ovvero non fa ridere colui che già prima non era allegro, ma anzi ne esacerba il malumore. Questa breve descrizione di fanta-semiotica vuole confortare una nostra tesi: meglio affascinanti musoni, per far ridere, che sciapi burloni. Sappiamo tutti per esperienze personali che il tizio che ride alle sue stesse battute, come un frenetico capo-claque egoriferito, spegne negli altri la voglia di divertirsi se non a volte quella di vivere. Mentre invece molto spesso la persona dal cipiglio severo e dall’espressione torva che se ne esce con una buona battuta approfitta della sorpresa di chi ascolta, ottenendo infine quella risata catartica che molti clown tristi vanno elemosinando inutilmente.

“Mercoledì”, la serie di Tim Burton su Netflix (qui l’adorante recensione) che sta letteralmente spopolando ovunque, deve il suo successo certamente alla perfetta combinazione di generi che sorregge gli episodi, ma anche alla simpatia che suscita la sua antipaticissima protagonista. Cimiteriale, sociopatica, crudele, altezzosa, per niente incline ai sentimenti, Mercoledì Addams non sorride proprio MAI, tanto che dalla serie non si capisce se effettivamente abbia i denti oppure no. Eppure l’ombrosa creatura non solo piace e affascina, ma suscita proprio simpatia. Fa sorridere, per contrasto. Come dimostrano per esempio le centinaia, migliaia di imitazioni che da tutto il mondo arrivano sul web del suo balletto spiritato, la Wednesday Dance: Mercoledì che balla a una festa e si scatena senza mai mostrare divertimento, allegria e spensieratezza, tutti sentimenti associati alla danza, è il massimo del gusto forse proprio per quel senso del contrario di cui parlava Pirandello, che fa ridere nei secoli dei secoli, e amen.

Di seguito l’Algoritmo propone un pugno di serie tv i cui protagonisti sono affascinanti malmostosi, carismatici scorbutici, irresistibili ingrugnati oltre che, invariabilmente, irredimibili stronzi, e che non solo catturano l’attenzione, ma riescono anche a far ridere e divertire pur non essendo personaggi di commedie ma ballando a volte sul margine del dramma.

HOUSE – MEDICAL DIVISION (8 stagioni, Sky Now, Amazon Prime)

Antipatico e scontroso, odiatore del genere umano e dei rapporti interpersonali, misantropo e politicamente scorretto senza nessun tentativo di redenzione. Gregory House, il ‘diagnostico cinico’ più geniale del globo, è l’(in)amabile protagonista di una delle serie più seguite di sempre, un medical ultra-atipico che è in realtà un crime di argomento medico-sanitario, anzi uno dei whodonit più intelligenti di sempre.
Hugh Laurie ha prestato per 8 anni (2004-2012) il suo volto scabro e sfuggente a questo personaggio complicato e indimenticabile, amatissimo da schiere e quasi generazioni di tele-fan, irresistibile proprio per la sua tenace e adamantina odiosità. L’intelligenza di House fa apparire cretini tutti gli altri, e la sua impietosa inclinazione a far notare l’altrui incapacità lo rende divertentissimo, sullo schermo: trovatici tu davvero davanti a un medico così freddo e caustico e poi ne parliamo, di quanta simpatia fa. Ma come personaggio, nonostante dipendenze, cattiverie, scorrettezze di tutti i generi, risulta universalmente adorabile, e il suo humor nero efficacissimo. La nostra idea è che House sia uno Sherlock Holmes moderno che ha studiato medicina e che ha bisogno di un numero via via crescente di Watson (il più importante è Wilson, l’amico oncologo buonissimo che sopporta ogni sua follia e dispensa i sorrisi che Gregory/Sherlock non riesce proprio a fare) che mitighino la sua tendenza all’odio generalizzato verso il mondo intero, e gli consentano di salvare più vite umane possibile.
Ed ecco un bel collegamento col nostro prossimo personaggio:

SHERLOCK, Sky Now

Benedict Cumberbatch interpreta uno Sherlock Holmes basato su quello immaginato da Conan Doyle alla fine dell’Ottocento, ma ne approfondisce i tratti paranoidi e dissociativi, tratteggiando un personaggio totalmente avulso dal contesto sociale, che si autodefinisce un ‘sociopatico iperattivo’ ad altissimo funzionamento. Ti indovina cosa hai fatto un mese prima solo guardandoti la punta delle scarpe, ma non capisce l’esigenza di salutare la gente o dire grazie al prossimo quanto lo aiuta, e in un’occasione si presenta nientemeno che a Buckingham Palace con solo un lenzuolo a coprire le pudenda, per scarsa voglia di piegarsi alle convezioni sociali. Figuriamoci quanto può sorridere un tipo del genere. Eppure, la serie Sherlock, con le sue trame schizofreniche (per rimanere in tema) e allucinate, ha dei momenti di vero divertimento e il personaggio risulta adorabile nella sua esaltata vena di follia.

Sherlock, House, Mercoledì non hanno motivo di ridere perché, essendo maledettamente più intelligenti della somma di quelli che li circondano, sono affetti senza sosta da noia incoercibile, una noia che, ben diversamente dal malinconico spleen esistenziale, è un abissale vuoto che viene colmato solo dalla sfida intellettuale che lanciano gli enigmi della vita. Senza il mistero, senza un lavoro alla sua altezza, il cervello di questi personaggi gira a vuoto, e lì c’è ben poco da ridere e da godersi la vita, se è vero come si dice che il riso abbonda sulla bocca degli stolti.

Leggermente diverso da questi personaggi ma a loro accomunato da intelligenza superiore, disinteresse per le emozioni altrui e suprema resistenza a lasciarsi andare all’allegria è il prossimo personaggio, uno Sherlock Holmes senza enigmi ma dedito alla ‘scienza della natura’, il fisico nerd Sheldon Cooper, protagonista della comedy che ha infranto tutti i record di gradimento e success, “The Big Bang  Theory”.

THE BIG BANG THEORY, 12 stagioni, Netflix, Amazon Prime

Per il suo personaggio nella comedy della CBS andata in onda dal 2008 al 2019, Jim Parsons è diventato e rimasto per anni l’attore più pagato del mondo: 1 milione di dollari a puntata nelle ultime stagioni, 82 milioni di dollari guadagnati nel periodo 2021-2022, anche grazie allo spin-off “Young Sheldon”, dedicato proprio a lui. Sheldon Cooper è un geniale nerd, nella fiction, catalizzatore delle vicende di un gruppo di amici nella Pasadena dei giorni nostri, centro di ogni azione nonostante, anzi grazie, alla sua scarsissima capacità di interagire col resto del mondo. Saputello, egoista, totalmente privo di empatia, invidioso, intelligente e colto oltre ogni immaginazione, Sheldon è disturbato da un’evidente ma mai ammessa sindrome ossessivo-compulsiva, e soprattutto sprovvisto sia di humor che della più vaga ombra di allegria, sentimento che relega tra quelli inutili e al massimo da riservare alla sua cara nonnina, portatrice di affetto, torte e spaghetti con piccoli wurstel. E’ tanto graniticamente serio, Sheldon, e privo di arguzia, che ha bisogno di avvertire gli altri con la parola d’ordine ‘bazinga!’, per indicare la differenza tra una gaffe e una battuta secondo lui umoristica. Eppure è Sheldon Cooper l’anima e il senso della serie, una delle comedy di più grande successo degli anni Duemila: tanto che quando Jim Parsons ha deciso di togliere la sua allampanata e pallida figura dal cast, “The Big Bang Theory” ha deciso di chiudere i battenti. Secondo noi ormai aveva dato quello che aveva, ma rimane il fatto che questo personaggio odioso e scontroso, presuntuoso e antipatico, abbia fatto brillare la stella di una commedia intelligente e davvero esilarante in alcuni dei suoi punti migliori.

 

Chiudiamo velocemente la carrellata con altri due personaggi di antipatici di successo, di minor caratura ma con le stesse caratteristiche

 

LIE TO ME, 3 stagioni, Disney +


Una serie originalissima anche se forse troppo complicata nelle sue trame, è quella in cui il luciferino Tim Roth interpreta il geniale e stronzissimo Cal Lightman, scienziato che si è inventato e ha codificato l’arte di ‘svelare le menzogne’. Ovviamente il dottore, schizzato ai limiti della patologia sociopatica, mette la sua capacità divinatoria di capire chi mente al servizio di polizia, FBI e servizi segreti vari, facendo come sempre far fare agli altri figure barbine e brillando di luce propria. Tim Roth è molto credibile come antipatico, forse rispetto agli altri personaggi qui citati un po’ meno verosimile come scorbutico adorabile, ma sicuramente titolare di un personaggio non facile da dimenticare.

BONES, 12 stagioni, Disney +

Emily Deschanel è Temperance Brennan, detta Bones, nella serie crime dedicata ad un’anatomopatologa preparatissima che collabora con la polizia nei casi più controversi. Bones sa tutto dei cadaveri che si presentano sotto la sua lente di ingrandimento, ma non sa niente della vita, delle regole sociali, e dell’amore. Non ride mai e sorride sempre al momento sbagliato, ed è stata protagonista di ben 245 episodi creandosi una solidissima base di fan accaniti, nonostante di fatti parli sempre di morte, decomposizione e tempo di sgretolamento delle ossa: a ben pensarci, c’è poco da ridere.

 

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