SU AMAZON PRIME LE PRIME QUATTRO STAGIONI (E DAL 14 SETTEMBRE LA QUINTA) DELLA SERIE TV ISPIRATA AL ‘RACCONTO DELL’ANCELLA’ DI MARGARET ATWOOD, CHE PARLA DI UN FUTURO DISTOPICO IN UN MODO CHE OGGI SEMBRA QUASI PROFETICO

 

The Handmaid’s Tale – Il racconto dell’ancella è una serie tv che nelle prime quattro stagioni ha vinto ben 15 Emmy Awards, ha un seguito di fan idolatranti, è tra le più citate quando si parla di temi a carattere femminista. Il 14 settembre, sempre su Amazon Prime, esce la quinta stagione, attesissima, come si dice in gergo e come è vero: come detto i seguaci della serie sono tanti e appassionati, e non vedono l’ora di riprendere a seguire le vicende di Difred, la protagonista interpretata da Elizabeth Moss.

L’Algoritmo Umano consiglia la visione dei primi quattro capitoli, per essere pronti all’uscita del quinto, sia per capire come mai in tanti smaniano per questa produzione, sia perché il suo contenuto è diventato inaspettatamente fin troppo attuale.

Inaspettatamente perché la storia del Racconto dell’ancella è ambientata in un futuro distopico, non nel presente. Come ormai i più sanno, la distopia è il contrario dell’utopia: un futuro distopico è quello che nessuno si augurerebbe mai, quello in cui ogni cosa è andata storta, quello contrario all’ideale, il più brutto immaginabile. Margaret Atwood, scrittrice canadese molto amata dalla televisione che collabora attivamente anche con la produzione della serie tv (ne abbiamo parlato qui), nel 1985 ha ambientato il suo racconto The Handmaid’s Tale in un futuro in cui la Terra è devastata da inquinamento guerre, e il governo degli Stati Uniti è stato rovesciato da una teocrazia di ispirazione biblica, reazionaria e totalitaria, la Repubblica di Gilead.

Repubblica un piffero in realtà: tanti i violenti soprusi che questo governo perpetra contro i suoi cittadini/sudditi, e i più gravi e importanti riguardano le donne. Le ‘femmine’ non hanno più una loro individualità, oltre ad aver perso la libertà e autonomia hanno dovuto rinunciare perfino al proprio nome, come definitiva umiliazione: la protagonista infatti si chiama Difred, dal nome dell’uomo, Fred, di cui è ancella.

Un’ancella è una donna in età fertile che viene costretta a essere a disposizione di un uomo per scopi riproduttivi. Già, perché dato che l’umanità è a un passo dall’estinzione, gli uomini hanno deciso di prendere il controllo del meccanismo riproduttivo e gestire in modo autoritario l’intero sistema della conservazione della specie: costringendo le donne a ‘figliare’ anche contro la loro volontà, a ridursi a mere fattrici.

E QUI SI INNESTA MOSTRUOSAMENTE L’IMMAGINARIO DISTOPICO DELLA STORIA CON L’ATTUALITA’ DI QUESTA INSOPPORTABILE ESTATE DEL 2022

Se lo scenario in cui le donne dopo millenni tornano ad avere come unico ruolo quello di partorire poteva sembrare fantascientifico, provocatorio e usato ideologicamente, dal 24 giugno 2022 il futuro distopico descritto appare un po’ meno futuro, e soprattutto altrettanto distopico.

Il 24 giugno 2022 infatti nella Repubblica di Gilead, pardon, negli Stati Uniti d’America, la Corte Suprema ha ribaltato una sentenza del 1973 che rendeva legale l’aborto fino alla 28esima settimana di gestazione. Complicazioni legali e costituzionali a parte, e tenendo conto che la decisione su come applicare questa nuova sentenza è responsabilità di ogni singolo stato, la sostanza è che da ora, di nuovo, non sta più alle donne decidere se interrompere la propria gravidanza, ma appunto allo Stato di cui fanno parte (o più precisamente, in questo caso, ‘appartengono’…).

E questo non sembra un gigantesco e preoccupante passo indietro sul percorso dell’emancipazione femminile e dell’uguaglianza dei diritti individuali? E non sembra che l’oscuro futuro descritto nel Racconto dell’ancella sia improvvisamente meno inimmaginabile?

La sede non è adatta a dibattiti su un argomento tanto delicato, e l’Algoritmo Umano, che in parte è donna, dirà solo che quello che conta è il rispetto delle scelte di ognuno, rimarcando che chi si indigna in tutto il mondo per la sentenza della Corte Suprema Americana non è pro-aborto, come erroneamente si dice, ma pro choice, cioè a favore appunto della libertà di scelta.
Per il resto, la parola la lasciamo come sempre all’arte, consigliando sia la lettura del bellissimo libro di Atwood che la visione di questa serie non solo intelligente, crudele, appassionante e sorprendente, ma anche, ora ci è toccato capirlo, potentemente visionaria.

Qualcuno aveva definito la storia del Racconto dell’ancella come ‘la raggelante parabola della più ripugnante e plausibile delle distopie del XX secolo’: ecco, speriamo che la sentenza della Corte Suprema Americana non rappresenti un piccolo passo verso la realizzazione della ripugnante plausibilità di un mondo che voglia riappropriarsi del corpo delle donne, proprio quando sembrava che di vedere la luce in fondo al tunnel dell’oscurantismo.

 

 

 

 

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