LA NOTTE PIU’ ATTESA, IL PREMIO PIU’ AMBITO. A POCHI GIORNI DALL’ASSEGNAZIONE DEGLI OSCAR 2022, VI SEGNALIAMO TUTTI I FILM CANDIDATI CHE POTETE GUARDARE SULLE MAGGIORI PIATTAFORME STREAMING. FRA CURIOSITA’ E GIUDIZIO CRITICO, ECCO LA CARRELLATA DEI PRESCELTI. IL PRONOSTICO E’ D’OBBLIGO.

(LEGGI LO SPECIALE PRIMA PARTE)

MADRES PARALELAS

(Sky Primafila, Rakuten, Google Play, Chili, Appletv, + Sky Cinema dal 30 marzo)

2 NOMINATION

MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA: PENELOPE CRUZ

MIGLIOR COLONNA SONORA

L’Almodovar che preferiamo. Quello che, più che un film, mette in scena una battaglia viscerale, calandosi nella trincea del melodramma fiammeggiante e si incolla alle vicissitudini intime di un gruppo limitato di persone per abbracciare l’intera Spagna e il mondo. Con “Madres palalelas” il regista de La Mancha ritrova la sua energia che vibra nei cromatismi pop e nell’intreccio di sfaccettature dell’animo umano. È la storia di due donne single incinte che condividono la stessa stanza nel reparto maternità dove sigillano un forte legame d’amicizia. Janis (Penelope Cruz, già premiata a Venezia come miglior attrice) è una fotografa matura e affermata, generosa ma contraddittoria, che vuole dare degna sepoltura al suo bisnonno; Ana è invece un’adolescente ordinaria con una madre anaffettiva. Sullo sfondo c’è un paese che fa i conti con i danni del franchismo e con la propria verità storica. Almodovar ragiona su maternità e modernità, infila nell’ago il filo dell’ardore politico per cucire il tessuto del Dna sociale attuale dove i concetti di famiglia è di rapporti personali sono costantemente in evoluzione. Ma al centro, vero totem dei suoi film, c’è sempre il cuore, rosso come il fuego. Un cuore che batte, respira, assapora il dolce e il fiele dell’esistenza, mosso da uno slancio vitale incontrollabile.

CODA – I SEGNI DEL CUORE

(Rakuten, Apple TV, Google Play, Chili, Amazon + Sky Cinema dal 21 marzo)

3 NOMINATION

MIGLIOR FILM

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA: TROY KOTSUR

Remake americano della commedia francese “La famiglia Bélier”. Il film di Sian Heder con Emily Brown ha collezionato premi e standing ovation al Sundance, dove ha vinto il Gran Premio della Giuria, la miglior regia, il premio del pubblico e un riconoscimento speciale al cast nella sua totalità. Abilissima a rendere vividi ben quattro generi contemporaneamente – commedia, dramma, romantico e musicale – la Heder ci racconta la storia della giovane Ruby, unica udente della sua famiglia e dotata di un cristallino talento canoro. Le arriva l’occasione della vita ma lei è un supporto indispensabile per i suoi cari, affetti da sordità, quindi l’amore per la musica e la costruzione del suo futuro si scontrano con la paura di abbandonare chi ha bisogno di lei. La classica costruzione narrativa basata sul “sogno da realizzare/ostacolo da superare/sfida da vincere” si arricchisce per il filo conduttore della voce, intesa sia come dote artistica, sia come mezzo di comunicazione. Aggiungiamo inoltre, come ulteriori specificazioni, che è una commedia familiare ma anche storia di formazione che raccoglie e decodifica inquietudini. Con un cast davvero ‘intonato’ e un amalgama complessivo senza sbavature.

LUCA

(Disney +, Rakuten, Apple Tv, Google Play, Chili, Amazon)

1 NOMINATION

MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE

Già nominato agli Oscar con il cortometraggio animato “La luna”, Enrico Casarosa, genovese di nascita ma naturalizzato statunitense – e da anni nel team creativo della Pixar – costruisce un lungometraggio di formazione accarezzando il cliché dell’Italia, così come la nostra nazione viene (ancora) vista all’estero. Una celebrazione del Bel Paese degli anni 50/60, sulle note di Gianni Morandi, Rita Pavone e Mina in un film che dà seguito alle due precedenti incursioni della Pixar dentro usi e costumi differenti: l’omaggio alla cultura messicana di “Coco” e quello alla comunità afroamericana nel jazzistico e soprannaturale “Soul”. “Luca” racconta la storia di un giovane animale marino incuriosito dalla vita degli umani. Malgrado i rimproveri della madre, che invece di spedirlo in camera sua – come succede ai bambini vivaci sulla Terra –  minaccia di mandarlo in abissi più profondi, Luca costruisce una vespa artigianale e intraprende un viaggio nel mondo fuori dall’acqua, per vedere da dove arrivano quegli strani oggetti in cui gli capita di imbattersi. Lo facilita il potere di assumere sembianze umane, ma deve stare attento a non bagnarsi se non vuole tornare ad essere un mostro da eliminare. Casarosa omaggia la sua terra d’origine e anche se stesso, metà italiano e metà americano, così come Luca è una creatura metà umana e metà marina. In estrema sintesi, un film con al centro la tematica collaudata del pesce fuor d’acqua che vive la sua avventura definitiva nel corso della classica estate che cambia la vita.

ENCANTO

(Disney +, Mediaset Play, Rakuten, Chili, Google Play, Apple TV, Amazon)

3 NOMINATION

MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE

MIGLIOR COLONNA SONORA ORIGINALE

MIGLIOR CANZONE ORIGINALE: LIN-MANUEL MIRANDA (“WE DON’T TALK ABOUT BRUNO”)

Favorito numero uno nella corsa al miglior film d’animazione con cui bissare la vittoria ai Golden Globe, “Encanto”, griffato Walt Disney Animation, porta la firma di Byron Howard e Jared Bush, già vincitori con “Zootropolis”. Ambientato tra le montagne della Colombia, segue la storia della giovane Mirabela, unica componente della sua famiglia a non possedere un potere speciale nella magica città in cui vive. Ma al senso di inadeguatezza si sostituirà la possibilità di riscatto quando le sorti della comunità saranno nelle sue mani. Disney – che più Disney non si può – il sessantesimo lungometraggio animato della potente multinazionale di Burbank è pirotecnico, spiritoso, edificante e con il sempre vincente e trascinante mood avventuroso ad insaporire una ricetta ‘win-win’. La canzone “We Don’t Talk about Bruno”, interpretata da Adassa, e che tesse sonorità sudamericane con il battito emotivo dell’hip-hop, conta già milioni di ascolti in streaming e il prestigioso primo posto nella hit-parade del Regno Unito. Se la gioca con avversari giganteschi: Billie Eilish, Van Morrison e Beyonce. Ma potrebbe farcela se i selezionatori si trovassero in modalità melassa.

I MITCHELL CONTRO LE MACCHINE

(Netflix)

1 NOMINATION

MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE

Il progetto di “I Mitchell contro le macchine” parte dalla coppia formata da Phil Lord e Christopher Miller, produttori e sceneggiatori di quel gioiello che risponde al titolo di “Spider-Man – Un nuovo universo”, ma anche registi di roba preziosa come “The Lego Movie” e “Piovono polpette”. La casa di produzione è la Sony/Columbia Pictures Animation e il film ruota intorno alla sfida tra tecnologia ed esseri umani, con la salvezza della nostra specie, messa in pericolo dalla rivolta delle macchine, che finisce in mano a una famiglia di antieroi, i Mitchell appunto. Mentre sono in viaggio dal Colorado alla California dove l’adolescente cinefila Katie si appresta a frequentare il college, vengono sorpresi dalla ribellione dei dispositivi elettronici del pianeta. Un’apocalisse nel segno dell’intelligenza artificiale al centro di una macchina cinematografica che monta le ruote del survival-movie e quelle road movie. Il motore è la famiglia, con i temi del distacco, della maturità, del rapporto complesso e sbilanciato fra genitori e figli. I Mitchell sono sicuramente non omologati e assomigliano con le loro imperfezioni a nuclei familiari più credibili. Certo, fa parte dell’astuzia del prodotto che si avvale anche di una tecnica di animazione che sovrappone simulazioni in 3D alla tecnica classica del 2D con un utilizzo sobrio della CGI. Un misto di tecniche che regalano al film quel look già apprezzato nei film curati dalla coppia Lord-Miller. Irriverente, rocambolesco e schierato contro i soprusi della tecnologia: guidatv.it tifa per i Mitchell.

RAYA E L’ULTIMO DRAGO

(Disney, Mediaset Play, Apple TV)

1 NOMINATION

MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE

Un altro Disney come “Encanto”, il film co-diretto da Don Hall (lo stesso di “Big Hero 6”, premiato con l’Oscar nel 2015), ci conduce a Kumandra, un regno dove gli esseri umani convivono con i draghi nel segno dell’armonia e della fratellanza. A rompere l’incantesimo arrivano i Druun, spiriti maligni con il nefasto potere di trasformare in pietra ciò che vogliono. I draghi si sacrificano per salvare l’umanità e periscono tutti, tranne uno, che riesce a scamparla e a nascondersi. Ma intanto il regno entra nel caos dividendosi in cinque territori indipendenti. 500 anni dopo, le forze maligne e distruttive tornano, e una ragazzina coraggiosa si assume il compito di ritrovare quel drago leggendario per riportare la pace e la prosperità nella sua terra. Un film che racchiude in una gemma il tema dell’unità e della fratellanza, in pieno spirito disneyano, scegliendo un personaggio ispirato alle leggende del sud-est asiatico per seguirlo in un viaggio avventuroso. Un film in cui i draghi sono creature che simboleggiano i valori positivi dell’esistenza. Un misto impeccabile di qualità tecnica, ironia, colpi di scena, una manciata di personaggi adorabili e l’abituale contrapposizione fra bene e male.

E’ STATA LA MANO DI DIO

(Netflix)

1 NOMINATION

MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE

Leone d’Argento – Gran premio della Giuria a Venezia per Paolo Sorrentino e premio Marcello Mastroianni al giovane protagonista Filippo Scotti. “E’ stata la mano di Dio” si aggiudica anche due premi Pasinetti, a volte sottovalutati ma molto prestigiosi, ed entra nella cinquina dei Golden Globe per i migliori film stranieri dove viene sconfitto dal giapponese “Drive My Car”. QUI NELLA NOSTRA RECENSIONE ne parliamo ampiamente, tessendo le lodi di un film autobiografico e personale che oscilla fra spensieratezza e dolore, sullo sfondo di una Napoli che cambia fisionomia insieme al suo protagonista ferito dal trauma della morte dei genitori. I film di Paolo Sorrentino possono essere amati o meno, compresi, incompresi, considerati ostici solipsismi o sublimi esempi di estetica. Sicuramente sono portatori di uno sguardo, di una visione del mondo. E il cinema è, anche, la liberazione di uno sguardo, l’ostentazione di una visione personale delle umane cose. Il grande cinema è quello che invita lo spettatore e lo prende in ostaggio rendendolo più ricco alla conclusione della prigionia regalandogli appunto la bussola per vedere con occhi nuovi lo stesso mondo in cui abitava prima. E Sorrentino è un carceriere da Sindrome di Stoccolma.

TICK TICK… BOOM!

(Netflix)

2 NOMINATION

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA: ANDREW GARFIELD

MIGLIOR MONTAGGIO

I trenta sono i nuovi… trenta. Nella pellicola tratta dall’omonimo musical di Jonathan Larson, il protagonista, aspirante compositore, percepisce l’horror vacui alla soglia delle trentesime primavere perché si accorge che non sta realizzando i suoi sogni, nello specifico vorrebbe portare in palcoscenico “Superbia”, il musical su cui sta lavorando da tempo mentre sbarca il lunario come cameriere nella New York del 1990. La pressione esistenziale è asfissiante, il suo migliore amico ha rinunciato alle ambizioni artistiche per un lavoro più borghese e remunerativo (nel campo della pubblicità, manco a dirlo). E a otto giorni dall’audizione cruciale, pure il rapporto con la fidanzata mostra crepe preoccupanti. Ce la farà? Secondo voi? Il film schiera in prima linea Andrew Garfield, premiato ai Golden Globe, un attore dal curriculum teatrale importante, avendo calpestato le tavole di Broadway e di Londra prima di indossare il costume di un non troppo convincente Spider Man. La sua performance in “Angels in America”, per il quale si è aggiudicato un Tony Award, ha convinto il regista ad affidargli il ruolo principale. Un film sulla necessità di non rinunciare ai sogni e una dichiarazione d’amore a tutte le comunità artistiche, soprattutto quella della Grande Mela di quegli anni lì, su cui aleggiava, oltre allo spettro del fallimento anche il fantasma dell’Aids.

DUNE

(Sky, Now, Mediaset Play, Rakuten, Apple Tv, Google Play, Chili, Amazon)

10 NOMINATION

MIGLIOR FILM

MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE

MIGLIOR FOTOGRAFIA

MIGLIORI COSTUMI

MIGLIOR SONORO

MIGLIORE COLONNA SONORA

MIGLIOR MONTAGGIO

MIGLIOR TRUCCO E ACCONCIATURA

MIGLIORE SCENOGRAFIA

MIGLIORI EFFETTI SPECIALI

I motivi di interesse di “Dune” ve li avevamo già illustrati IN QUESTO ARTICOLO. Che il ciclo di 6 romanzi di fantascienza scritti da Frank Herbert avrebbe avuto un’altra chance, dopo l’omonimo film di David Lynch realizzato nel 1984, era cosa certa e al netto delle miniserie uscite nel 2000 e nel 2003. Ad accollarsi il delicato compito è stato Denis Villeneuve, per alcuni un vero guru generazionale, che sicuramente ama le missioni impossibili, avendo già acceso la macchina da presa per girare il sequel di “Blade Runner”. Con “Dune” la posta in gioco si è alzata, perché è vero che le attuali tecnologie permettono meraviglie impensabili negli anni 80, ma è altrettanto pacifico che la torrenziale materia letteraria partorita di Herbert è di difficile impasto. Esige infatti al contempo sia il rispetto per i tantissimi fan, sia un minimo di tradimento del plot cartaceo con automatica necessità di trovare una chiave adatta alla messa in scena cinematografica. Film d’autore e blockbuster, viaggio dell’eroe e approdo in un complicato intreccio di faide, il “Dune” di Villeneuve pensa in grande, sfora i confini striminziti del piccolo schermo, un’unità di misura non ideale per mastodontiche operazioni di questo tipo, anche se molti spettatori lo hanno visto e lo vedranno in Tv. In attesa della seconda parte, per un dittico che ambisce a lasciare un segno epocale, “Dune” può essere ‘l’asso pija tutto’ dei premi cosiddetti minori. Al Golden Globe ha vinto il riconoscimento per la colonna sonora. La concorrenza per il miglior film è spietata. E nessuno delle grandi star hollywoodiane è compreso nelle cinquine dei candidati. Un cast che mette in fila Timothée Chalamet, Oscar Isaac, Zendaya, Rebecca Ferguson e Josh Brolin.

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